sabato 15 marzo 2014

E' un giorno piovoso di autunno, l'anno è il 2011. Mi trovo, lì dove non dovrei mai trovarmi, con mio fratello, Francesco. Oltre le sbarre di Secondigliano - Centro Penitenziario. C'ero già stato, in verità. Dieci anni prima, più o meno. Il direttore era lo stesso; numerosi agenti, pure. Ma tante erano le facce nuove: soprattutto, medici, infermieri, educatori. Prima, non avevo mai pensato a quanta gente lavora in un istituto di reclusione: ogni detenuto, più o meno, sarà in minoranza, almeno per quattro ad 1. Ma sono solo riflessioni. La pioggia, fuori, non smette. Quanti giorni di pioggia, ci sono, in un anno ? Tanti, a Napoli. Va beh, tutti pensano che sia la Città del Sole, ma noi lo sappiamo che non è vero: c'è il mare, a farci compagnia, a volte solo malin-compagnia. Il direttore, eccolo. Questo, ho dimenticato di dirlo prima: non sono un detenuto. Neppure un addetto, che so, un sorvegliante, un agente, un educatore. E nemmeno un medico, manco un paramedico. Neppure mio fratello, lo è. Che ci facciamo, allora, dietro le sbarre ? Ce lo dice il direttore: qui, manco a farla apposta, è stato spostato il vecchio manicomio criminale. Prima, stavano a Sant'Eframo, i reclusi. Sant' Eframo ! L'ho sentito nominare centinaia di volte, 'sto edificio. Ma non me lo ricordo. Proprio no.

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